La terra trema, la terra nutre: ripartire dopo il terremoto

La terra trema, la terra nutre: ripartire dopo il terremoto

Un terremoto è qualcosa a cui non pensi quando devi far partire un progetto, anche se la zona è a rischio sismico e anche se degli imprevisti, si sa, ci possono essere. Ma un terremoto di magnitudo 7.8 che per ben due volte nell’arco di un mese si abbatte su un Paese, no!, non era qualcosa di immaginabile: è invece quello che è successo in Ecuador il 16 aprile e il 17 maggio 2016. Migliaia poi le piccole scosse durante il resto del periodo. Centinaia di vittime, migliaia di sfollati, case e scuole distrutte, derrate alimentari scarse e carissime a causa di intermediari sciacalli, ricostruzione lenta e popolazione allo stremo in gran parte del territorio, già segnato da sacche di povertà estrema. Tra le zone più colpite proprio due della nostra area di intervento: le province di Esmeralda e Manabì nel Nord dell’Ecuador.Questo evento non solo ci ha fatto rallentare il ritmo delle attività, ma anche ripensare tutto il progetto sul cacao e il caffè, tradizionali produzioni locali, di cui l’Ecuador è produttore leader nel mondo per quantità e qualità: con il terremoto la metà degli agricoltori della zona ha sofferto danni e perso raccolti e l’unica loro fonte di reddito è rimasta l’agricoltura, quindi si è deciso di orientare le risorse e attività nel rafforzamento delle associazioni di produttori del cacao della zona, per permettere loro di avviare attività commerciali e poter contare con degli ingressi economici che gli permetteranno di riprendere in mano le loro vite e anche le produzioni di caffè e cacao. In queste zone, di elevata presenza di etnie indigene e afro discendenti, storicamente escluse dalle politiche e dai programmi agricoli, si produce infatti il cacao fino de aroma o arriba: circa 100 mila famiglie di piccoli produttori sono coinvolte nella filiera (99% del totale), coltivando il cacao biologico in sistemi agroforestali, combinando questa specie con altre piante da frutta e forestali. Altre 50 mila famiglie, della zona andina, sono coinvolte nella produzione di caffè arabica d’altura (coltivato all’ombra). Reintrodotto da pochi anni stanno ottenendo produzioni di ottima qualità, anche se con bassi volumi e rendimenti, tra lo speciale biologico e gourmet. Con il progetto si affronteranno i problemi della gestione delle piantagioni e delle basse produttività, i problemi organizzativi delle piccole cooperative dei produttori, i problemi della post raccolta, trasformazione e commercializzazione diretta e si promuoveranno questi prodotti a livello locale e nazionale, con il sostegno anche di politiche pubbliche locali adeguate. E parallelamente si continuerà con il sostegno per la ricostruzione e la ripartenza delle economie locali. Sperando che la terra non tremi più!

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