“Lubombo Eco-Products” un brand fra presente e futuro

“Lubombo Eco-Products” un brand fra presente e futuro

Alla stazione autobus di Siteki, sole e musica hanno accompagnato la presentazione di alcuni prodotti agricoli ed artigianali del brand LEP (Lubombo Eco-Products), realizzati dai produttori, in gran parte donne, delle comunità coinvolte nel progetto. Erano presenti anche alcuni ragazzi che hanno partecipato alle attività di eco-turismo, pubblicizzando il camp, recentemente costruito a Mhlumeni e i tanti sentieri che da lì partono.

Durante l’evento ho avuto la preziosa occasione di parlare con loro: infatti, non senza aver richiamato l’attenzione dei passanti e dei curiosi, i produttori si sono pian piano fatti avanti presentandosi e raccontando da dove vengono, perché sono qui e cosa producono. Grande e contagioso è l’entusiasmo che esce dai loro racconti! Mazibuko, della comunità di Mbabane, ci racconta che l’anno scorso ha finalmente iniziato a produrre la salsa cayenne. Ammette che è ancora presto per vedere grandi cambiamenti nella sua vita, ma con grande sacrifico e determinazione è consapevole che sta riuscendo ad essere sempre più autonoma. Sta piantando e coltivando con molta dedizione piante di peperoncino nel suo orto: tutto questo grazie anche all’aiuto dei suoi figli più grandi, mentre i più piccoli vanno a scuola. Fino a poco tempo fa la materia prima si comprava nelle città principali, a Manzini o Mbabane, con un costo molto elevato per la sua attività. Ma questo non è l’unico ostacolo: ci racconta anche quanto sia difficile raggiungere i mercati, soprattutto per lei e le altre produttrici che si devono spostare in bus per vendere i prodotti al di fuori della comunità. Ed è su questo che si muove il progetto, cercando di rimuovere a poco a poco tutti questi ostacoli, cronici per le comunità rurali più sperdute! Ma Mazibuko ha un altro asso nella manica: oltre alla coltivazione dei peperoncini e la produzione della salsa, insieme ad altre donne della sua comunità, ha da poco iniziato a realizzare wonderbag. Mi spiegano che è uno strumento tradizionalmente usato in Swaziland e in alcune parti del Sud Africa per cuocere lentamente riso, patate e altre pietanze. Questo metodo di cottura tradizionale permette di risparmiare molta energia, legna ed acqua, con grandi benefici sia a livello economico per le famiglie, che a livello ambientale, grazie alla possibilità di ridurre le emissioni di CO2 e diminuire notevolmente la deforestazione. La produzione della wonderbag è iniziata da appena tre settimane, grazie alla fornitura dei materiali da parte di COSPE! Jeremia, un ragazzo con grandi ambizioni e un’infinita passione, ha recentemente ha iniziato a produrre miele insieme alla madre avendo due arnie nella comunità di Lukhetseni. Un segno positivo per il futuro del brand LEP è stato anche l’interesse mostrato dai consumatori che hanno voluto conoscerlo meglio, incuriositi anche dai metodi utilizzati per la realizzazione di questi prodotti.

 

Pochi giorni dopo l’esibizione pubblica, alcuni dei produttori si sono riuniti per discutere sul futuro e sul regolamento del brand vero e proprio: quali le sfide, le attività da portare avanti, la valorizzaizone del logo, il packaging, ma manche l’igiene e la salvaguardia dell’ambiente, valori che il brand deve rappresentare. Poco tempo fa l’idea di creare un brand sembrava molto ambiziosa, ma a vedere da questi eventi sembra che stia prendendo una forma sempre più ben definita!

cooperazione italiana Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo all’interno del progetto “Riduzione della vulnerabilità alimentare e nutrizionale nella Lubombo Region in Swaziland”

Lisa Capretti

Fiorentina, 25 anni, dopo il diploma lavora ma decide di ricominciare gli studi e si trova a studiare Sviluppo economico e cooperazione internazionale all’Università di Firenze. Qui scopre l’interesse per lo sviluppo rurale e incontra Cospe durante la stesura della tesi, dedicata ad uno dei progetti in Swaziland. Dopo la laurea, in una piccola pausa dallo studio, inizia uno stage in Cospe e adesso è in Swaziland, come volontaria, per conoscere da vicino quello che ha studiato.