La polverosa strada che da Siteki va verso Tikhuba e Mambane si arrampica sul Lubombo e homestead tradizionali, campi seminati a mais e foreste che scendono a est verso il Mozambico e le pianure dello Swaziland si aprono alla vista. Alla fine della strada, una gola e due confini: dall’altra parte del fiume Usuthu il Sudafrica, dall’altra parte di una rete alta un metro, il Mozambico. Se si immagina un ponte, il viaggio potrebbe continuare fino alle foreste e ai laghi accanto all’Oceano Indiano.
Qui nel Lubombo, agricoltura, comunità e ambiente sono parte di una stessa visione: COSPE sta lavorando con molti attori locali per sviluppare una rete di sentieri che uniscono luoghi di interesse naturalistico e culturale ancora pressoché inesplorati. Sentieri che uniscono comunità del Lubombo in Swaziland (Shewula, Mhlumeni, Tikhuba e Mambane per adesso) con quelle del Mozambico e del Sudafrica.
I prodotti locali e i sentieri uniscono, come dimostra l’esempio dell’esperienza in Garfagnana, nata dall’impegno del nostro partner di progetto “Unione dei Comuni della Garfagnana”. La Garfagnana è stata capace di portare insieme bellezza paesaggistica, ricchezza agricola locale e valorizzarle in un unico prodotto accessibile ai viaggiatori che esplorano quella parte degli Appennini.
Lo “Shewula Mountain Camp” rappresenta il primo successo in questo senso qui in Swaziland: nato nel 1999 grazie al lavoro di COSPE con la comunità di Shewula, viene gestito direttamente da un comitato locale che si impegna ogni anno a investire i proventi anche in micro-progetti locali quali riabilitazione di scuole e centri di incontro e formazione. Il legame con il territorio si esprime anche nella cucina: il cibo proviene il più possibile dai contadini locali, che si impegnano a fornire fagioli, sorgo, verdure selvatiche e altri prodotti locali.
La scommessa di oggi è proprio quella che si sta portando avanti con le guide, con i comitati locali di tutto il Lubombo e offrire un prodotto unico che coniuga cultura e natura di questa parte del mondo.