La magia del Niger che si rinnova ad ogni stagione

La magia del Niger che si rinnova ad ogni stagione

Il Niger ti sorprende con le sue stagioni, molto nette, molto estreme, come tutto il paesaggio e il clima da queste parti. Il nostro lavoro cambia molto se siamo in stagione secca (il cui culmine è tra aprile e maggio), tra le distese di sabbia e le acacie stremate dal caldo o in quella di piogge (da luglio a settembre): a luglio la vita ricomincia a fiorire, spuntano i primi germogli di miglio ovunque e il clima diventa più tollerabile. Quindi le popolazioni con cui lavoriamo sono più attive, interessate e partecipi a tutte le nostre attività ed è un piacere viaggiare di villaggio in villaggio e vedere la vita che riprende dopo il lungo letargo “secco”, quando tutto è brullo e desertico. Con il progetto “Gestione partecipata e sostenibile del territorio” siamo in cinque diversi comuni della regione di Tahoua, a nord-est della capitale Niamey. Anche se il progetto è appena partito, siamo in questa zona da più di dieci anni con COSPE e quest’ultima azione è il prosieguo di un lungo percorso fatto insieme agli abitanti, alle autorità, a tutti gli attori che vivono, lavorano e si nutrono di questa terra: allevatori di varie etnie, pescatori delle “mares” (laghi piovani che possono arrivare a molti chilometri di estensione) e agricoltori. Siamo quindi vecchi conoscenti di comunità, villaggi e istituzioni e con loro portiamo avanti un progetto comune: quello di migliorare sempre di più la complicata gestione delle risorse naturali (acqua e terra) e di migliorare la produzione sia agricola che zootecnica attraverso tecniche rispettose dell’ambiente e che permettano una convivenza pacifica nella condivisione delle scarse risorse.

Le comunità con cui COSPE collabora si distiguono per il gruppo etnico a cui appartengono e per le attività economiche che svolgono. I Peul Wolabe chiari di pelle e longilinei, si riconoscono perché amano imbellettarsi con collane, orecchini e amuleti. Anche gli uomini portano i capelli lunghi e intrecciati e non si spostano mai senza il loro caratteristico bastone da pastori di legno “rouge”. La loro attività di allevamento nomade li avvicina alla natura e li fa vivere in perfetta simbiosi con le mandrie di vacche “bororo” che portano in cerca di nuovo pascolo e che riescono a guidare con un’arte e gesti che sembrano magici. Durante gli incontri nei villaggi rimangono sempre un po’ in disparte e sono difficili da coinvolgere anche perché sono molto discriminati dalle altre etnie. Poi ci sono i famosi Touareg, gli uomini blu, sempre provvisti del turbante che li protegge dalla sabbia e spesso anche della tradizionale spada.  Vivendo nelle zone più aride del nord della regione di Tahoua allevano cammelli e capre, e vivono in tende di pelle, in continuo movimento. Gli Haussa, sono prevalentemente commercianti e agricoltori stanziali ed é principalemente con loro che lavoriamo per la transizione agroecologica. Del resto la conservazione delle sementi tradizionali qui in Niger è molto ben accetta e radicata. Sono pochi gli ibridi di laboratorio che resistono al difficile clima del Niger. Ecco perché l’agricoltura nigerina deve ripartire da sementi autoctone e dalla valorizzazione delle millenarie tecniche contadine, cosi profondamente integrate con il territorio.

Nel lavoro di COSPE sullo sviluppo rurale, non manca un’attenzione verso il ruolo delle donne. In generale in Niger le donne hanno un potere riconosciuto a livello economico e sociale per la gestione del cibo, sono loro che si occupano dello stock di cereali per le stagioni in cui manca il raccolto, dei piccoli orti e della trasformazione dei prodotti agricoli anche se, in molti casi, sono escluse dal livello politico, dalla partecipazione sociale e dalla parte commerciale della produzione, oltre a subire matrimoni e gravidanze precoci, anche sotto i 14 anni. Tuttavia le donne svolgono un ruolo fondamentale nella gestione delle risorse. Tra i Peul, per esempio, la linea di discendenza e l’eredità del bestiame è per via matriarcale. Ecco perché, nonostante le difficoltà del contesto culturale, lavoriamo sulla partecipazione delle donne in un ruolo attivo nella gestione comunitaria delle risorse, su cui stiamo avendo importanti progressi in molte zone. Così come progressi ci sono nella gestione dell’atavico conflitto tra agricoltori, allevatori sedentari, transumanti e nomadi, in lotta per l’accesso a acqua e terra. In questo ambito organizziamo incontri e forum dove i vari gruppi si possano confrontare e stabilire regole di gestione equa delle risorse: ricordo una volta, che durante uno di questi incontri Peul e Touareg hanno accettato di posare bastoni e spade all’entrata e di discutere. Durante la notte poi, l’unica competizione veniva fatta a suon di musica e danze: da una parte le chitarre touareg e dall’altra gli xilofoni peul. Dopo due giorni hanno cominciato a suonare insieme.

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