La mia arte per l’ambiente, i giovani e l’Africa

La mia arte per l’ambiente, i giovani e l’Africa

Intervista all’artista Moussa Traoré

Di Andrea De Georgio

Moussa Traoré è un pittore e scultore senegalese di 54 anni. Nato e cresciuto a Dakar, da più di vent’anni frequenta l’Italia, suo Paese d’adozione. “Amo molto l’Italia, ma ho sempre preferito restare a vivere nel mio luogo d’origine e sviluppare qui la mia arte”. Nonostante la lunga carriera e una famiglia quasi totalmente consacrata alla creatività, Moussa – che collabora con l’associazione socioculturale italo-senegalese Sunugal – preferisce definirsi “ambientalista rivoluzionario panafricanista” piuttosto che artista.

Durante l’ultima edizione della Biennale d’arte contemporanea africana, tenutasi a maggio 2016 a Dakar, ha esposto alcune opere all’Espace Medina, nell’omonimo quartiere della capitale. Nelle sue creazioni, tanto apprezzate in Africa quanto in Europa, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti sono parte integrante di un messaggio di lotta ambientalista che guarda al presente e al futuro dell’umanità.

“Da quando ero bambino il rapporto con il cibo e più in generale con la natura è cambiato radicalmente in Africa. In casa cucinava sempre mia madre che utilizzava prodotti locali, erbe, radici. Le sue pietanze erano più semplici e più buone di quelle di oggi. Adesso in tutte le salse di ogni famiglia e di ogni ristorante ci sono esaltatori di sapore come i ”cubi magici” (i dadi da cucina industriali, molto diffusi in Africa occidentale, ndr) che sono più pericolosi del tabacco e che i nostri governi dovrebbero vietare. Oggi non si pensa più al benessere delle persone, ma soltanto al gusto: sale e zucchero la fanno da padroni e ciò è gravissimo per la salute”.

Per questa ragione Moussa racconta di occuparsi personalmente della spesa e della cucina della propria famiglia. “Cucino meglio delle donne!” scherza l’artista. “Il mio approccio al cibo è cambiato da quando ho cominciato a viaggiare. In Italia ho imparato l’importanza di mangiare bene, perché ‘siamo quello che mangiamo’, bere tanta acqua e fare attività fisica dopo i pasti, come camminare per digerire meglio. Qui in Senegal, invece, ci si sdraia subito dopo aver finito di mangiare e a 65 anni si è già vecchi e malati”.

Se in Italia il suo piatto preferito è la pasta all’arrabbiata, in Senegal Traorè mangia soprattutto riso o cous cous con pesce. “Oggi è difficile persino trovare del buon pesce. Io sono fortunato perché vivo vicino al mare e ogni mattina mi sveglio alle 5 o alle 6 per aspettare il rientro delle piroghe. I pescatori mi vendono il pesce fresco – non surgelato! – a un buon prezzo, ma per gli altri senegalesi non è facile trovare ingredienti sani da mettere in pentola. Se continueremo a inquinare i nostri mari con gli scarichi delle fogne e le nostre terre coi rifiuti gettati nella natura nel giro di 10-20 anni ci saranno gravi conseguenze per l’ambiente”.

L’unica soluzione secondo Moussa Traoré riposa nella sensibilizzazione delle nuove generazioni: “In Africa come in Europa bisognerebbe concentrarsi sull’educazione dei più giovani. Solo così potremo riscoprire le buone tradizioni e capire che, a furia di dimenticare le nostre piante, finiremo per scordarci persino delle nostre radici”. 004-piroga