Elisa, arriva da Canjombè, una comunità rurale della provincia di Namibe dove lavoriamo con i nostri progetti, da anni lavora alle dipendenze di COSPE come donna delle pulizie. È vedova, ha sette figli e sogna di fare l’insegnante così, tra una pulizia e l’altra, ha frequentato un corso per avere l’abilitazione. Un giorno propongo ad Elisa di partecipare ad una delle formazioni sulla produzione e conservazione di confetture di frutta. Le avevo fatto assaggiare una confettura di lohengo, un piccolo frutto locale simile ad una prugna e le e era piaciuta moltissimo. Entusiasta della mia offerta, Elisa mi dice che sarebbe venuta molto volentieri alla formazione nella comunità di Canjombe. Il progetto si incentra sulla protezione delle foreste angolane, rase al suolo e derubate per mancanza di leggi specifiche e controlli. Le comunità rurali contribuiscono in parte alla scomparsa delle foreste, a causa dell’elevata produzione di carbone vegetale, la cui richiesta arriva pressante anche dalle città lontane. Un’alternativa più remunerativa, ecologica e soprattutto più dolce del carbone, è il miele. Il progetto ha offerto formazione, materiali ed attrezzature ai contadini delle quattro comunità, per sviluppare la propria filiera del miele. La richiesta del dolce prodotto delle api è altissima e i contadini-apicoltori hanno iniziato a ridurre la produzione di carbone, nelle comunità in cui lavora il progetto.
Le api hanno bisogno di acqua e di fiori per sopravvivere e produrre il miele così i contadini-apicoltori si ritrovano perciò a dover proteggere le proprie foreste per mantenere gli sciami. Un’altra dolce alternativa per preservare le foreste è rappresentata dalle confetture di frutta. Mi sono dedicata per mesi a formare le donne delle comunità del Cuanza Sul, su come fare, conservare e vendere le compotas de fruta. Alcuni frutti silvestri, come appunto il lohengo, si sono rivelati ottimi per le confetture; ragione di più per proteggere e propagare questa specie forestale nativa.
La mattina della formazione, Elisa arriva puntuale con le sue pentole, i barattoli, i manghi e lo zucchero. Partiamo alla volta di Canjombe, villaggio che Elisa non rivede dal giorno della morte del marito, ormai oltre dieci anni fa. Osserva i campi coltivati e non riesce a trattenere lo stupore. Non aveva mai visto i campi così produttivi. Le coltivazioni di mais, fagioli e manioca, si estendono fin’oltre la vista. Quando arriviamo al bairro Canguenda, il soba (l’anziano capo villaggio) e le ex vicine non riconoscono Elisa. Ma quando svela la sua identità, le donne e tutti i presenti cominciano a salutarla, scambiandosi sorrisi e strette di mano, ricordando i vecchi tempi. Ci vuole un po’ di tempo e di pazienza prima che le donne arrivino alla formazione, portando con sé le pentole e i manghi. La formazione inizia e dopo poco ci ritroviamo tutte in terra a sbucciare un centinaio di manghi. Osservo Elisa di tanto in tanto. Non ha smesso un attimo di sorridere. È felice come non l’avevo mai vista prima.
La giornata di formazione si conclude tra i sorrisi. I bimbi si sono letteralmente lanciati sopra le grandi pentole dove erano state cotte le confetture, ripulendole a fondo. Ogni donna ha prodotto il sul barattolo di confettura di mango. Ciascuna donna si eserciterà nella cottura della frutta, nel dosaggio dello zucchero e nella sterilizzazione dei barattoli. Sono le prime ed uniche comunità a produrre e vendere confetture di frutta fresca in Angola. Oltre a loro, d’ora in poi, ci sarà Elisa.