Nove donne e una società agricola. Sono le produttrici di “Kheirat Mahdia”, riunite sotto un unico marchio e in una società mutualistica che serve a condividere consulenze, spese, commercializzazione e valori: “Appartengo a una famiglia povera e conosco le difficoltà delle donne, soprattutto di quelle che lavorano nei campi e che vengono sfruttate” dice Najiba Marioul, fondatrice e presidente del gruppo “Kheirat el Mahdia” con un passato da parlamentare e un presente da segretaria regionale dell’Utap (Unione tunisina dell’ agricoltura e della pesca ): ”Sono stata deputata dal 2011 al 2014 e proprio in questa veste ho avuto la possibilità di conoscere la situazione di tante donne delle zone rurali in tutte le regioni della Tunisia. Ovunque le donne vogliono lavorare ma spesso non possono farlo fuori dalle loro case e quindi anche se hanno prodotti di buona qualità hanno problemi di vendita, trasporto e mobilità. Se lavorano come braccianti invece vengono pagate meno degli uomini e sfruttate. Per tutti questi motivi ho pensato a costituire una rete di produttrici”. Najiba e le donne di “Kheirat Mahdia” si sono prima di tutto rivolte agli uffici della Citess per chiedere una consulenza e poi hanno cominciato la trafila burocratica per aprire una Societè mutuelle des services agricoles (una società mutualistica agricola, ndr). “Partecipando a vari forum ho visto che queste realtà esistevano in altri paesi, in particolare ho conosciuto un gruppo simile in Marocco e ho pensato che questo facesse al caso nostro”. Oggi le donne che appartengono al gruppo rappresentano tutte le Delegazioni della regione e i diversi prodotti tipici: si va dalla bsisa della stessa Najiba, un piatto tipico fatto da una farina di orzo o grano che lei arricchisce di frutta secca tritata o altre piante come timo e carruba fichi secchi o bucce d’arancia, per arrivare alla passata di pomodoro o all’altrettanto tipico brick, dal miele naturale alla piccola pasticceria. “Tutti i nostri prodotti sono sani, naturali e senza additivi. Partono dalle ricette tradizionali ma cerchiamo di innovare. Ad esempio la pasticceria o il miele, sono fatti senza zucchero, adatti anche a persone diabetiche.” Nel gruppo si contano anche due donne laureate in ingegneria agroalimentare cosa che permette di inserire innovazione nello sviluppo dei prodotti di tutte le socie: una di loro produce olii essenziali, cosmetici e creme idratanti per le mani l’altra conserve di tonno. Il gruppo è dunque variegato ed eterogeneo e rappresenta un’esperienza importante e un grande esempio per tutte le donne di Mahdia: “Sono anche piccole cose come questa a segnare il passo e a dare una speranza a questo paese – conclude Najiba- dopo la rivoluzione abbiamo acquisito senza dubbio grande libertà rispetto al passato, oggi possiamo esprimerci parlare e vederci in gruppo ed è con questa libertà che oggi possiamo e dobbiamo costruire un futuro migliore per i nostri figli e una Tunisia più democratica”.
Kheirat Mahdia – Najiba Marioul
- Post author:Pamela Cioni
- Post category:Diario di Campo / Tunisia
Pamela Cioni
Pamela Cioni, fiorentina, giornalista professionista, ha lavorato per diverse testate locali e nazionali dove ha scritto di cinema, cultura e cooperazione internazionale. Si è occupata di letteratura latinoamericana per la casa editrice Caminito della quale è stata anche fondatrice. Attualmente è responsabile per la comunicazione della ong COSPE per la quale è anche direttrice della rivista “Babel”.